Il tuo partner ti critica in pubblico? Ecco cosa significa, secondo la psicologia

Sei a cena con gli amici, l’atmosfera è rilassata, tutti ridono e scherzano. Poi il tuo partner attacca con quella battutina sul tuo orientamento stradale da incubo, o su quella volta che hai bruciato la pasta, o su come ti vesti “in modo interessante”. Tutti ridono. Tu ridi anche tu, ma con quel sorriso stirato stile maschera di carnevale, mentre dentro senti un misto di vergogna e rabbia che ti brucia lo stomaco. Torni a casa e quella sensazione non se ne va. Ti chiedi: ma sono io che esagero? Devo farmi crescere il senso dell’umorismo? O c’è davvero qualcosa che non quadra? Beh, quella vocina nella tua testa che ti dice “questo non mi piace” potrebbe avere ragione da vendere.

La Differenza Tra Una Battuta e Un’Umiliazione Travestita da Scherzo

Partiamo dalle basi: le coppie che funzionano scherzano, si prendono in giro, a volte esagerano senza malizia. Anzi, alcuni studi sulla comunicazione nelle relazioni mostrano che il teasing reciproco e affettuoso può addirittura rafforzare l’intimità quando entrambi i partner lo percepiscono come giocoso e rispettoso. Come quello studio di Keltner del 2001 che ha analizzato proprio come le prese in giro gentili possano creare vicinanza emotiva.

Il punto è che esiste una linea sottilissima tra lo scherzo sano e l’umiliazione mascherata. E quella linea si chiama rispetto reciproco. Uno scherzo sano ha alcune caratteristiche precise. Prima di tutto, funziona in entrambe le direzioni: tu prendi in giro lei, lei prende in giro te, nessuno si offende davvero. Secondo, rispetta i confini: non tocca quei punti dolenti che il partner conosce bene perché glieli hai confidati nei momenti vulnerabili. Terzo, e questo è fondamentale, se qualcuno dice “ehi, questo mi ha fatto male”, l’altro si scusa sul serio e non lo ripete.

Un’umiliazione travestita da battuta invece funziona completamente al contrario. È sempre unidirezionale: sei sempre tu quello preso di mira, mai il contrario. Colpisce esattamente le tue insicurezze più profonde, quelle che il partner conosce perché gliele hai raccontate tu. E quando provi a dire che ti ha ferito, arriva la valanga di giustificazioni: “Ma era solo uno scherzo”, “Non sai stare al gioco”, “Gli altri si sono divertiti, il problema sei tu”, “Sei troppo sensibile”.

Questo ultimo punto è cruciale. Nella letteratura psicologica, queste risposte vengono chiamate minimizzazione e colpevolizzazione della vittima, ed sono elementi tipici di quello che viene definito abuso psicologico. Come ha documentato Donald Dutton nel 2007, queste tecniche servono a ribaltare la responsabilità: invece di riconoscere il comportamento scorretto, chi lo mette in atto fa sentire sbagliata la persona che si lamenta.

Quando Le Critiche Pubbliche Diventano Controllo Psicologico

Quello che sappiamo con certezza è che umiliazioni pubbliche, svalutazioni e ridicolizzazioni ripetute fanno parte di un quadro molto più serio chiamato controllo coercitivo. Evan Stark, nel suo libro fondamentale del 2007, ha descritto il controllo coercitivo come un insieme di pratiche sottili e sistematiche che una persona usa per dominare psicologicamente il partner. Non stiamo parlando di violenza fisica eclatante, ma di tattiche quotidiane che minano l’autonomia, distruggono l’autostima e creano dipendenza emotiva.

Michael Johnson, ricercatore che ha studiato le violenze nelle relazioni di coppia, ha introdotto nel 2008 il concetto di intimate terrorism, letteralmente “terrorismo intimo”. Questa forma di violenza si caratterizza proprio per l’uso sistematico del controllo, spesso camuffato da premura eccessiva, gelosia romantica o critiche che “sono per il tuo bene”. Le psicologhe Mary Ann Dutton e Lisa Goodman hanno descritto nel 2005 quello che chiamano abuso psicologico come un pattern che include svalutazione continua, colpevolizzazione e controllo. La cosa insidiosa è che avviene così gradualmente che chi lo subisce fa fatica a riconoscerlo come problematico.

Il Gaslighting: Quando Ti Fanno Dubitare della Tua Stessa Realtà

E qui arriviamo a una delle tecniche più subdole in assoluto: il gaslighting. Il termine viene da un vecchio film in cui un marito manipolatore faceva impazzire la moglie facendole credere di aver immaginato cose che erano realmente accadute. Paige Sweet, ricercatrice che ha analizzato il gaslighting nelle relazioni intime nel 2019, lo descrive come una forma di manipolazione in cui la vittima viene spinta a dubitare delle proprie percezioni, della propria memoria e alla fine del proprio giudizio.

Nel contesto delle critiche pubbliche funziona esattamente così: il partner ti umilia davanti agli amici. Tu ti senti ferito e glielo dici. Lui però non solo non si scusa, ma ribalta completamente la situazione. Ti fa sentire esagerato, ipersensibile, addirittura colpevole per aver rovinato la serata reagendo. Alla fine non solo non ottieni scuse, ma sei tu che ti scusi per aver sollevato la questione. Questo meccanismo, che nei manuali di psicologia viene chiamato invalidazione delle emozioni, fa danni terribili nel tempo. Inizi a pensare: “Forse ho davvero esagerato”, “Forse sono troppo sensibile”, “Forse il problema sono io”. E lentamente, battuta dopo battuta, critica dopo critica, la tua percezione di cosa sia accettabile in una relazione si distorce completamente.

Perché Umiliare In Pubblico È Particolarmente Dannoso

Ti sei mai chiesto perché essere criticato davanti agli altri fa così male? Non è solo questione di orgoglio ferito. La psicologia sociale ci dice che c’è qualcosa di profondamente distruttivo nell’umiliazione pubblica. Come hanno documentato ricercatori come Paul Gilbert nel 1997 e gli studi di Elison e Harter del 2007, essere svalutati di fronte a un pubblico amplifica enormemente la sofferenza psicologica. Questo perché non colpisce solo la tua immagine interna di te stesso, ma anche la tua reputazione sociale, il modo in cui gli altri ti vedono.

Ma c’è di più. Quando il tuo partner ti critica o ti prende in giro davanti ad altre persone, non sta semplicemente facendo una battuta. Sta definendo pubblicamente il tuo ruolo nella relazione. Sta mandando un messaggio chiaro a tutti i presenti, te compreso: “Io sto sopra, tu stai sotto. Io posso giudicarti, tu devi accettarlo”. È un messaggio di potere, e lo sa bene Evan Stark che ha descritto esattamente questa dinamica nei suoi studi sul controllo coercitivo.

Questo spiega anche perché tante persone che vivono queste situazioni si sentono intrappolate. Se reagisci in pubblico, crei una scena imbarazzante. Se non reagisci, accetti passivamente l’umiliazione. È una situazione in cui perdi comunque, e genera un’ansia anticipatoria tremenda ogni volta che dovete uscire con altre persone. Come hanno riportato Street e Arias nel 2001 studiando le vittime di abuso psicologico, questo porta spesso a evitare completamente le situazioni sociali.

Quando uno scherzo diventa manipolazione?
Se ferisce una vulnerabilità
Se è sempre unidirezionale
Se ignora i tuoi limiti
Quando ti giustifichi tu
Quando crea imbarazzo pubblico

I Segnali di Allarme Che Non Dovresti Ignorare

Come fai a capire se la tua relazione ha solo qualche problema di comunicazione o se stai vivendo una dinamica di controllo psicologico? Gli esperti dicono che devi guardare al quadro complessivo, non a singoli episodi isolati. Come ha scritto Follingstad nel 2007, l’abuso psicologico si riconosce dai pattern ripetuti, non dagli incidenti occasionali. Ecco i segnali da tenere d’occhio:

  • La ripetizione sistematica: le critiche o le prese in giro in pubblico non sono episodi isolati, ma accadono regolarmente
  • L’asimmetria totale: sei sempre tu il bersaglio, mai il contrario
  • Niente cambia nonostante i tuoi feedback: hai detto chiaramente che questo comportamento ti ferisce, ma non solo non cambia nulla, a volte peggiora anche
  • Colpisce esattamente dove fa più male: le critiche non sono casuali, ma mirano precisamente alle tue vulnerabilità più profonde
  • L’isolamento progressivo: inizi a evitare le uscite con gli amici per paura di essere umiliato di nuovo
  • Ci sono altri comportamenti di controllo: le critiche pubbliche si accompagnano a gelosia eccessiva, controllo del telefono o dei social media, decisioni prese unilateralmente sulla vostra vita

Cosa Succede a Chi Vive Queste Dinamiche

Gli effetti di queste dinamiche sulla salute mentale sono devastanti, e la ricerca lo dimostra ampiamente. Coker e colleghi nel 2002 e Pico-Alfonso nel 2005 hanno documentato come l’esposizione prolungata ad abuso psicologico di coppia sia fortemente associata a bassa autostima, sintomi depressivi e ansiosi. La tua autostima si erode gradualmente, come una goccia che scava la pietra. Le critiche ripetute, soprattutto se pubbliche, diventano parte del modo in cui vedi te stesso. Inizi davvero a credere di essere inadeguato, sbagliato, incapace.

Sviluppi quella che Glass e colleghi nel 2004 hanno chiamato ipervigilanza interpersonale: prima di dire o fare qualsiasi cosa in pubblico ti chiedi ossessivamente “come reagirà?”, “mi prenderà in giro per questo?”, “dirà qualcosa di imbarazzante?”. Vivere in questo stato di allerta costante è mentalmente estenuante e genera stress cronico. Paradossalmente, più il partner critica e svaluta, più puoi trovarti aggrappato alla relazione. Dutton e Painter nel 1993 hanno descritto questo fenomeno chiamandolo legame traumatico. Quando la svalutazione è costante ma ogni tanto arriva un momento di approvazione o affetto, quei momenti assumono un valore enorme.

Cosa Puoi Fare Concretamente Se Ti Riconosci In Questa Situazione

Se mentre leggevi ti sei ritrovato ad annuire con la testa tipo “sì, questo è esattamente quello che mi succede”, respira. Non sei solo e soprattutto ci sono cose concrete che puoi fare. Prima di tutto, fatti alcune domande oneste. Questo comportamento accade spesso o è stato davvero un episodio isolato? Ho espresso chiaramente che mi fa stare male e come ha reagito il mio partner? Mi sento più piccolo, inadeguato o ansioso quando siamo in compagnia di altre persone? Ci sono altri comportamenti controllanti nella nostra relazione?

Il passo successivo è stabilire confini chiari. I confini sono il pilastro delle relazioni sane, e definirli verbalmente è una strategia terapeutica riconosciuta. Qualcosa tipo: “Non accetto di essere criticato o preso in giro davanti ad altre persone. Se hai un problema con me, parliamone in privato”. Comunicalo con calma ma fermezza, in un momento neutro. E poi osserva la reazione. Un partner che vuole una relazione sana rispetterà questo confine. Un partner controllante reagirà con difensiva, minimizzazione, colpevolizzazione o addirittura escalation del comportamento.

Può essere utile anche tenere un diario degli episodi specifici: cosa è stato detto, davanti a chi, come ti sei sentito, come ha reagito il partner quando ne avete parlato. Questa strategia, usata in molti percorsi terapeutici come documentato da Judith Herman nel 1992, aiuta a ricostruire oggettivamente cosa sta accadendo, contrastando gli effetti del gaslighting sulla memoria. E poi, seriamente, considera di parlare con un professionista. Un percorso di terapia individuale può aiutarti a ricostruire l’autostima, riconoscere dinamiche tossiche, elaborare emozioni complesse e valutare con chiarezza come procedere.

Relazione Imperfetta Versus Relazione Dannosa

Facciamo chiarezza su un punto fondamentale: nessuna relazione è perfetta. Tutti commettiamo errori, diciamo cose sbagliate, feriamo involontariamente chi amiamo. Questo fa parte dell’essere umani. La differenza cruciale sta nella responsabilità e nel cambiamento reale. Gottman e Levenson, ricercatori che hanno studiato migliaia di coppie, hanno scoperto nel 1992 che nelle relazioni soddisfatte i partner tendono a riconoscere il proprio impatto negativo, scusarsi sinceramente e modificare attivamente i comportamenti problematici.

In una relazione sana ma imperfetta, quando ferisci il partner e lui te lo dice, provi empatia genuina, ti scusi per davvero e lavori attivamente per cambiare. Potresti scivolare di nuovo per abitudine, ma riconosci l’errore ogni volta e continui a impegnarti. In una relazione con dinamiche di controllo invece chi causa il dolore nega, minimizza, ribalta la responsabilità o promette cambiamenti che non arrivano mai. Il pattern si ripete identico, mese dopo mese, anno dopo anno. E alla fine, lasciare una relazione che mina stabilmente il tuo benessere non è un fallimento. È un atto di cura verso te stesso.

Ma se c’è una cosa che deve rimanere impressa è questa: hai il diritto di non essere umiliato. Punto e basta. Il bisogno di rispetto e sicurezza emotiva nelle relazioni non è una richiesta eccessiva o una debolezza, è un diritto fondamentale riconosciuto dalla psicologia del benessere relazionale. Non è essere troppo sensibili. Non è non saper stare allo scherzo. È un confine basilare che chiunque ti ami davvero dovrebbe rispettare senza nemmeno bisogno di discussione. E se qualcuno ti fa sentire sbagliato per averlo chiesto, la ricerca sulle dinamiche di abuso relazionale suggerisce con forza una cosa: il problema non sei tu. Non sei tu quello che deve cambiare il proprio carattere, crescere il senso dell’umorismo o farsi una corazza. Sei tu che hai il diritto di stare in una relazione dove ti senti rispettato, valorizzato e al sicuro. Sempre.

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