Nipoti che spariscono dopo i 20 anni: cosa succede davvero nel loro cervello e le 3 strategie che funzionano per riavvicinarli

Quando i nipoti diventano giovani adulti e sembrano allontanarsi, molti nonni sperimentano una sensazione di vuoto difficile da descrivere. Quello che un tempo era un legame spontaneo, fatto di visite regolari e confidenze, si trasforma in messaggi sporadici e telefonate sempre più rade. Questa distanza non è necessariamente un rifiuto, ma può essere letta come il riflesso di una fase evolutiva complessa, in cui i giovani riorganizzano le proprie priorità relazionali e investono molte energie nella costruzione della propria vita adulta.

Cosa succede realmente nella mente dei giovani adulti

Tra i 18 e i 30 anni, molti giovani attraversano quella che lo psicologo Jeffrey Jensen Arnett definisce età adulta emergente, una fase distinta dall’adolescenza e dall’età adulta piena, caratterizzata da esplorazioni identitarie, instabilità, focalizzazione su di sé e ricerca di direzione nella vita. Durante questo periodo prosegue la maturazione del cervello, in particolare della corteccia prefrontale, area coinvolta nella pianificazione, nel controllo degli impulsi e nei processi decisionali. La piena maturazione strutturale e funzionale di queste aree si estende tipicamente fino alla terza decade di vita.

In questo contesto, i nipoti non si stanno necessariamente allontanando per mancanza di affetto, ma stanno investendo energie cognitive ed emotive nella definizione di chi vogliono diventare, di che lavoro fare, che relazioni costruire e quali valori assumere come propri. Questa costruzione richiede energie psicologiche elevate: stabilire una carriera, formare relazioni intime stabili, definire valori personali, prendere decisioni abitative e lavorative.

Gli studi sui percorsi di transizione alla vita adulta mostrano che questa fase è sempre più lunga, complessa e frammentata, con tempi prolungati di studio, precarietà lavorativa e uscita ritardata dalla famiglia di origine. In questo quadro, il tempo e lo spazio mentale diventano risorse limitate, e spesso le relazioni percepite come più stabili e sicure passano temporaneamente in secondo piano, non perché meno importanti, ma perché considerate affettivamente garantite.

Il paradosso della sicurezza affettiva

Esiste un fenomeno psicologico documentato dalla teoria dell’attaccamento: le persone che hanno interiorizzato un attaccamento sicuro tendono a percepire alcune relazioni come una base sicura da cui esplorare il mondo, senza bisogno di contatti o rassicurazioni continui. I nonni che hanno costruito una relazione stabile e amorevole durante l’infanzia e l’adolescenza possono essere percepiti, soprattutto se presenti e affidabili, come figure sempre disponibili, cioè come una presenza affettiva di lungo periodo che non richiede manutenzione costante.

Secondo la teoria dell’attaccamento di John Bowlby, proprio la possibilità di allontanarsi per esplorare, mantenendo fiducia nella disponibilità della figura di attaccamento in caso di bisogno, è uno degli indicatori di un legame ben strutturato. La sfida per i nonni è riconoscere questo pattern come possibile espressione di sicurezza, e non automaticamente come disinteresse, pur tenendo conto che ogni relazione concreta ha la sua storia specifica.

Strategie concrete per ricostruire la vicinanza

Rispettare l’autonomia senza sparire

Le ricerche sulla comunicazione intergenerazionale mostrano che un’eccessiva intrusività o controllo percepito può aumentare conflitti e ritiro, mentre la combinazione di rispetto dell’autonomia e disponibilità di supporto è associata a relazioni più positive. Gli estremi del pressare con telefonate e richieste o del ritirarsi completamente sentendosi rifiutati rischiano di essere poco efficaci.

È più utile offrire contatti brevi, prevedibili e non invadenti: un messaggio vocale periodico in cui si condivide qualcosa della propria vita, senza domande pressanti o richieste di risposta immediata. Questo tipo di presenza comunicativa riduce la sensazione di controllo e mantiene aperto un canale di contatto.

Offrire valore specifico alla loro fase di vita

I giovani adulti affrontano sfide concrete legate alla transizione verso la vita autonoma: ricerca di lavoro, gestione del budget, scelte abitative, definizione della carriera, relazioni sentimentali. Invece di offrire consigli generici, i nonni possono proporsi come risorsa concreta in ambiti in cui hanno competenze o tempo: rileggere un curriculum, raccontare la propria esperienza lavorativa, aiutare a organizzare le spese, trasmettere competenze pratiche.

Il supporto strumentale e informativo è percepito come più utile e meno intrusivo del controllo o delle pressioni, e questo principio può essere ragionevolmente esteso anche al ruolo dei nonni come figure di supporto.

Creare tradizioni adatte alla loro età

Con l’ingresso nell’età adulta emergente cambiano routine, interessi e tempi. Le tradizioni dell’infanzia non sempre risultano più adatte. Gli studi sulla qualità delle relazioni tra nonni e nipoti evidenziano che attività condivise significative, adattate alla fase di vita, sono associate a maggiore vicinanza percepita e soddisfazione relazionale.

Proporre una colazione mensile fuori casa, una passeggiata in un luogo nuovo, o la condivisione di una serie TV o di un podcast da commentare insieme significa creare rituali che rispettano il loro livello di autonomia e al tempo stesso mantengono un appuntamento di vicinanza emotiva.

Comunicare vulnerabilità senza colpevolizzare

Molti nonni esitano a esprimere i propri bisogni emotivi per timore di apparire bisognosi o manipolativi. La ricerca sulla comunicazione interpersonale evidenzia che l’uso di messaggi in prima persona, in cui si descrive il proprio stato emotivo e il proprio bisogno senza accusare l’altro, riduce la risposta difensiva e facilita il dialogo, rispetto ai messaggi accusatori che aumentano la percezione di attacco.

Gli studi sulla comunicazione intergenerazionale indicano che uno stile comunicativo meno conflittuale e meno colpevolizzante è associato a maggiore disponibilità al contatto e a relazioni più positive tra generazioni. Una formulazione come “Mi mancano le nostre chiacchierate. So che sei impegnato con mille cose, ma mi piacerebbe trovare un modo per rimanere più connessi che funzioni anche per te” riconosce la realtà dell’altro, esprime un bisogno legittimo senza accusare, e invita a cercare insieme una soluzione.

Quando i tuoi nipoti si allontanano tu come reagisci?
Li cerco spesso rischiando di pressarli
Mi faccio da parte sentendomi rifiutato
Resto disponibile senza essere invadente
Mi sento ferito ma non lo dico
Aspetto che siano loro a cercarmi

Accettare la trasformazione del legame

Il rapporto con i nipoti giovani adulti non sarà più quello dell’infanzia, e questo può essere descritto più come una trasformazione che come una perdita. Gli studi gerontologici mostrano che i ruoli familiari tendono a ridefinirsi nel corso del ciclo di vita: i nonni passano progressivamente da un ruolo più centrato sulla cura pratica diretta a un ruolo più orientato a supporto emotivo, testimonianza e porto sicuro a cui le generazioni più giovani possono fare riferimento nei momenti di bisogno.

Le ricerche sulle relazioni tra nonni e nipoti indicano che la flessibilità nel ridefinire il proprio ruolo e nell’adattarsi ai cambiamenti di vita dei nipoti è associata a relazioni più soddisfacenti e durature nel tempo. Non è tanto la frequenza dei contatti in sé a predire la soddisfazione, quanto la qualità percepita delle interazioni e il senso di sostegno reciproco.

In molte famiglie, dopo una fase di maggiore distanza legata alla costruzione dell’autonomia, tipica dell’età adulta emergente, i giovani adulti tendono a riavvicinarsi alle figure familiari significative con una nuova maturità e con un diverso tipo di scambio, più paritario e meno dipendente.

La distanza temporanea dei nipoti giovani adulti può quindi fare male, ma può anche diventare un’opportunità per ridefinire un legame più maturo, basato sul rispetto reciproco e sulla scelta consapevole di passare del tempo insieme. Il filo che vi unisce non si è spezzato: si è semplicemente allungato per permettere loro di esplorare il mondo, sapendo che voi rimanete un punto fermo a cui tornare quando ne sentono il bisogno.

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