Quando acquistiamo un sacchetto di arachidi al supermercato, raramente ci soffermiamo a esaminare con attenzione l’etichetta. Eppure, proprio su queste confezioni si nasconde una problematica che merita seria attenzione: l’indicazione della data di scadenza o del termine minimo di conservazione risulta spesso illeggibile, stampata in caratteri microscopici o posizionata in punti della confezione dove la luce non consente una lettura agevole. Questa apparente banalità nasconde conseguenze concrete per la nostra salute e per il portafoglio.
Perché la data sulle arachidi non è un dettaglio trascurabile
Le arachidi appartengono alla categoria della frutta secca oleosa, caratterizzata da un elevato contenuto di grassi insaturi. Questi lipidi, pur essendo preziosi alleati della nostra salute cardiovascolare, presentano una vulnerabilità intrinseca: l’ossidazione. Quando le arachidi superano il loro periodo ottimale di conservazione o vengono conservate in condizioni inadeguate, i grassi che contengono subiscono un processo di irrancidimento che ne altera profondamente le caratteristiche organolettiche e nutrizionali.
Il sapore diventa amaro e sgradevole, certo, ma il problema va ben oltre il gusto. I grassi ossidati generano composti potenzialmente dannosi per l’organismo, come idroperossidi e aldeidi reattive, in grado di contribuire allo stress ossidativo cellulare e a processi infiammatori sistemici. Questi processi vanificano tutti i benefici nutrizionali che ci aspetteremmo da questo alimento ricco di proteine, vitamine del gruppo B, vitamina E e minerali come magnesio e zinco. La vitamina E, in particolare, viene consumata nel processo di ossidazione lipidica, riducendo la funzione antiossidante complessiva dell’alimento.
La differenza tra scadenza e termine minimo di conservazione
Prima di analizzare le criticità legate alla leggibilità delle date, occorre chiarire una distinzione fondamentale che spesso sfugge ai consumatori. Le arachidi, come la maggior parte dei prodotti di frutta secca confezionata, riportano generalmente il TMC (Termine Minimo di Conservazione), indicato con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”. Questo differisce dalla “data di scadenza” vera e propria, riservata ad alimenti altamente deperibili.
Secondo il Regolamento europeo 1169/2011, la data di scadenza (“da consumarsi entro”) si applica a prodotti che possono diventare rapidamente pericolosi per la salute dopo un breve periodo, mentre il termine minimo di conservazione indica la data fino alla quale l’alimento conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione.
Il TMC indica quindi il periodo entro il quale il prodotto mantiene le proprie caratteristiche organolettiche e nutrizionali ottimali, se conservato correttamente. Superato questo termine, le arachidi non diventano automaticamente pericolose, ma la qualità può deteriorarsi progressivamente. Per un prodotto ricco di grassi come le arachidi, questo deterioramento può includere un aumento dei prodotti di ossidazione lipidica e una riduzione della stabilità sensoriale in termini di odore e sapore.
Le criticità delle confezioni attuali
Nelle verifiche quotidiane tra gli scaffali dei supermercati emergono problematiche ricorrenti che meritano di essere portate all’attenzione dei consumatori. La questione della leggibilità delle date sulle confezioni di arachidi presenta diverse sfaccettature, tutte ugualmente problematiche per chi cerca di fare scelte alimentari consapevoli.
I caratteri tipografici inadeguati rappresentano la criticità più diffusa: date stampate in dimensioni che richiederebbero una lente d’ingrandimento per essere lette, particolarmente problematiche per persone anziane o con difficoltà visive. Il contrasto cromatico insufficiente aggrava ulteriormente la situazione, con numeri grigio chiaro su sfondo argentato, o impressioni a secco praticamente invisibili sotto la luce artificiale dei negozi.

Il posizionamento infelice delle date costituisce un altro ostacolo: informazioni collocate su zone della confezione soggette a pieghe, lungo le saldature o in prossimità di elementi grafici che ne ostacolano la lettura. Non è raro trovare confezioni dove TMC e numero di lotto sono stampati uno accanto all’altro con lo stesso font, generando confusione tra informazioni di natura diversa.
Cosa rischia chi non riesce a verificare la freschezza
L’impossibilità di leggere agevolmente la data comporta rischi concreti. Un consumatore che segue un regime alimentare controllato, magari per ragioni sportive o di salute, conta sull’apporto nutrizionale preciso degli alimenti che consuma. Arachidi ossidate forniscono un profilo nutrizionale compromesso, in particolare per quanto riguarda la stabilità dei grassi insaturi e il contenuto di vitamina E, che si riduce man mano che procede l’ossidazione lipidica.
Per chi soffre di allergie o intolleranze, la questione assume contorni ancora più delicati. Le arachidi conservate troppo a lungo possono sviluppare muffe, in particolare specie del genere Aspergillus, capaci di produrre micotossine come le aflatossine nelle arachidi se le condizioni di umidità e temperatura sono favorevoli. La contaminazione da aflatossine è un problema ampiamente documentato e monitorato a livello internazionale. Sebbene i controlli della filiera siano rigorosi, il rispetto dei tempi di conservazione e delle corrette condizioni di stoccaggio rappresenta una barriera di sicurezza aggiuntiva che il consumatore ha diritto di verificare autonomamente.
Come proteggersi durante l’acquisto
La normativa europea stabilisce requisiti precisi sull’etichettatura alimentare, inclusa la leggibilità delle informazioni obbligatorie. La dimensione minima dei caratteri è stabilita per legge: per le confezioni con superficie maggiore di 80 cm², l’altezza della x dei caratteri non può essere inferiore a 1,2 mm; per imballaggi più piccoli è consentita un’altezza minima di 0,9 mm. Quando ci troviamo di fronte a confezioni che non rispettano questi standard, abbiamo la possibilità di segnalare l’irregolarità agli sportelli del consumatore o alle autorità competenti per i controlli sulla sicurezza alimentare.
In attesa che l’industria alimentare adotti standard più rigorosi nella stampa delle date, esistono accorgimenti pratici che ogni consumatore può adottare. Portare con sé una piccola torcia o utilizzare quella dello smartphone aiuta a illuminare le zone in ombra delle confezioni. Confrontare più confezioni dello stesso prodotto permette di individuare quella con la data più lontana nel tempo.
Una volta a casa, trascrivere la data di scadenza o il TMC con un pennarello indelebile direttamente sul fronte della confezione elimina il problema alla radice. Per chi acquista frutta secca sfusa, richiedere sempre informazioni precise sulla data di confezionamento e sul TMC rappresenta un diritto previsto dalla normativa sull’informazione al consumatore.
La freschezza delle arachidi si può valutare anche attraverso segnali sensoriali: un odore pungente o acre, un sapore amaro, una consistenza gommosa anziché croccante sono tutti indicatori di un prodotto che ha superato il suo momento ottimale. Nessuna di queste verifiche, però, può sostituire la possibilità di controllare preventivamente una data chiaramente leggibile al momento dell’acquisto. Il diritto a conoscere cosa stiamo comprando e consumando rappresenta il fondamento della tutela del consumatore nel settore alimentare, e una data illeggibile costituisce un ostacolo concreto all’esercizio di scelte informate e consapevoli.
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