Perché alcune persone scelgono professioni rischiose o pericolose, secondo la psicologia?

Hai presente quella sensazione che provi quando vedi un vigile del fuoco lanciarsi dentro un edificio avvolto dalle fiamme mentre tutti gli altri scappano nella direzione opposta? O quando pensi a un chirurgo d’emergenza che tiene letteralmente tra le mani la vita di qualcuno alle tre del mattino? E che dire degli atleti estremi che si buttano da una parete rocciosa con solo una corda a separarli dal vuoto?

La prima cosa che viene in mente è: “Ma sono completamente pazzi?” Eppure la psicologia ci racconta una storia molto più affascinante. Dietro queste scelte professionali apparentemente folli si nasconde un mix sofisticato di tratti di personalità, bisogni profondi e una vera e propria configurazione neurologica diversa che trasforma ciò che per molti è puro terrore in motivazione pura.

Non Sono Pazzi: Sono Ricercatori di Sensazioni

Partiamo sfatando il mito più grande: chi sceglie professioni ad alto rischio non è necessariamente incosciente o con qualche rotella fuori posto. Anzi, spesso sono persone estremamente lucide e consapevoli di quello che fanno. La differenza sta in un tratto di personalità ben documentato dalla ricerca scientifica chiamato ricerca di sensazioni, ovvero il bisogno di esperienze intense e stimoli forti.

Lo psicologo Marvin Zuckerman ha sviluppato questa teoria nel 1979, e da allora è diventata un pilastro per capire i comportamenti ad alto rischio. Le persone con elevati livelli di ricerca di sensazioni hanno letteralmente un bisogno biologico di stimoli intensi, nuovi e variati. Per loro, una vita routinaria e prevedibile non è sicurezza: è una vera e propria tortura psicologica.

Queste persone cercano costantemente quello che gli psicologi chiamano “arousal ottimale”, uno stato di attivazione neurologica che per loro si raggiunge solo attraverso esperienze intense. Mentre la maggior parte di noi raggiunge questo equilibrio con attività moderatamente stimolanti tipo una partita a calcetto o una serata al cinema, i ricercatori di sensazioni hanno bisogno di alzare l’asticella. Molto, molto più in alto.

Il Cervello Programmato Diversamente

Ma perché alcuni hanno questo bisogno e altri no? La risposta sta nella neurobiologia. Gli studi dimostrano che individui con alta ricerca di sensazioni hanno una diversa reattività del sistema nervoso autonomo, rispondendo agli stimoli ordinari con minore intensità rispetto alla media.

È un po’ come avere il volume della vita impostato costantemente più basso degli altri. Per sentire la musica allo stesso livello di intensità emotiva, devi alzarlo. Ecco perché queste persone non cercano il pericolo per sfidare la morte, ma per sentirsi finalmente vive. Il rischio non è il fine, è il mezzo per raggiungere uno stato emotivo che altri ottengono guardando Netflix sul divano.

Le Motivazioni Profonde: Non È Solo Questione di Adrenalina

Ma la ricerca di sensazioni forti è solo un pezzo del puzzle. Gli studi condotti su professionisti delle cosiddette “helping professions”, ovvero professioni di aiuto come vigili del fuoco, paramedici e personale sanitario d’emergenza, hanno rivelato motivazioni molto più complesse e, diciamolo, anche piuttosto toccanti.

Christina Maslach, ricercatrice nota per aver sviluppato il Maslach Burnout Inventory negli anni ’80, ha identificato pattern ricorrenti legati all’esaurimento emotivo in professioni ad alta intensità. La cosa interessante è che la dedizione iniziale di questi professionisti è spesso motivata da un fortissimo senso di realizzazione personale.

Molti di questi professionisti sono spinti da un bisogno profondo di sentirsi utili, di fare la differenza in modo tangibile e immediato. C’è una componente quasi esistenziale in tutto questo: la sensazione di avere uno scopo chiaro, misurabile, dove il proprio valore non è astratto ma letteralmente vitale. Quando salvi una vita o previeni una catastrofe, non ci sono dubbi sul fatto che la tua esistenza ha avuto un impatto reale sul mondo.

Il Lato Oscuro della Dedizione

Le ricerche hanno anche rivelato motivazioni più sfumate e, a volte, inconsapevoli. Alcuni professionisti del rischio cercano inconsciamente approvazione e validazione esterna attraverso atti eroici. Altri potrebbero portare con sé sensi di colpa profondi o bisogni di espiazione che trovano sfogo nel sacrificio quotidiano implicito in queste professioni.

Non è un caso che queste stesse ricerche abbiano evidenziato come proprio l’intensità emotiva e la dedizione totale richieste da questi ruoli rendano questi professionisti particolarmente vulnerabili al burnout. Secondo l’EU-OSHA del 2022, lo stress lavoro-correlato è il secondo problema di salute legato al lavoro più comune nell’Unione Europea dopo i disturbi muscoloscheletrici, con il 27% dei lavoratori affetti da stress, ansia o depressione causati o peggiorati dal lavoro. La stessa passione che li attrae diventa, paradossalmente, il loro tallone d’Achille quando non adeguatamente bilanciata.

Quando i Tratti “Negativi” Diventano Superpoteri

Qui la storia diventa ancora più intrigante. Alcuni studi recenti hanno esplorato come certi tratti di personalità tradizionalmente considerati “oscuri” o problematici possano in realtà essere adattativi in contesti professionali ad alto rischio.

Parliamo della cosiddetta Triade Oscura della personalità: narcisismo, machiavellismo e psicopatia. Prima di allarmarti, chiariamo subito: stiamo parlando di versioni subcliniche di questi tratti, non di disturbi patologici veri e propri. Sono sfumature di personalità che, in dosi moderate e in contesti specifici, possono trasformarsi in veri e propri vantaggi competitivi.

Prendiamo alcuni elementi della psicopatia subclinica: bassa reattività alla paura, capacità di rimanere freddi sotto pressione estrema, focus assoluto sul presente piuttosto che su possibili conseguenze future. In un chirurgo d’emergenza, in un artificiere o in un pompiere, queste caratteristiche non sono difetti ma requisiti fondamentali. La capacità di “spegnere” temporaneamente le emozioni paralizzanti e agire con decisione chirurgica può fare letteralmente la differenza tra vita e morte.

Narcisismo Funzionale e Fiducia nelle Situazioni Estreme

Anche il narcisismo, tanto demonizzato nelle relazioni interpersonali, ha il suo posto in questi contesti estremi. Un pilota militare o un atleta estremo ha bisogno di una fiducia nelle proprie capacità che sfiora l’arroganza. Quella vocina interiore che sussurra “puoi farcela, sei il migliore” può essere tossica in una relazione sentimentale, ma diventa cruciale quando devi prendere decisioni in frazioni di secondo con la tua vita in gioco.

Cosa ti spingerebbe a scegliere una professione ad alto rischio?
Bisogno di adrenalina
Desiderio di utilità sociale
Ricerca di intensità emotiva
Fuga dalla routine
Set neurologico differente

La ricerca su personalità e scelta professionale ha evidenziato che individui con alti livelli di estroversione, bassa coscienziosità nel senso di minore cautela e preoccupazione per le convenzioni e tratti narcisistici subclinici tendono a gravitare verso professioni che offrono stimoli continui, visibilità e opportunità di dimostrare le proprie capacità eccezionali.

La Percezione del Rischio: Una Questione di Traduzione Cerebrale

Un altro elemento chiave è come queste persone percepiscono il rischio stesso. Non è che non vedano il pericolo, sarebbe pericoloso e controproducente. Ma lo valutano e lo pesano in modo radicalmente diverso da chi evita queste professioni.

Per la maggior parte delle persone, il rischio viene amplificato dall’ansia anticipatoria: l’immaginazione corre verso gli scenari peggiori, il corpo si prepara alla fuga, il cuore accelera solo a pensarci. Per chi ha una diversa configurazione neurologica e psicologica, il rischio viene processato più razionalmente, quasi matematicamente. Diventa un puzzle da risolvere, una sfida da accettare, piuttosto che una minaccia da evitare a tutti i costi.

Questa percezione alterata non significa sottovalutare il pericolo, ma inquadrarlo differentemente: da ostacolo paralizzante a opportunità motivante. È come se il loro cervello traducesse automaticamente “pericolo mortale” in “situazione interessante” anziché in “scappa a gambe levate”.

Il Paradosso del Controllo nelle Situazioni Caotiche

C’è anche un paradosso affascinante che emerge dalle ricerche: molti professionisti del rischio sono attratti da queste carriere proprio per il senso di controllo che paradossalmente offrono in situazioni caotiche. Un pilota di aerei, pur affrontando potenziali emergenze terrificanti, ha comunque controllo diretto sul velivolo e sulla situazione. Un chirurgo opera in condizioni critiche, ma con strumenti specifici, protocolli consolidati e competenze affinate negli anni.

Per alcune personalità, questo tipo di controllo attivo in situazioni ad alta posta è psicologicamente più confortevole dell’incertezza passiva della vita ordinaria. Preferiscono affrontare un incendio reale con formazione e attrezzature adeguate piuttosto che l’ansia diffusa dell’esistenza quotidiana senza uno scopo chiaro e misurabile.

L’Equilibrio Emotivo Attraverso l’Intensità

Torniamo al concetto di equilibrio emotivo, perché qui le cose si fanno davvero interessanti. Mentre la maggior parte delle persone trova il proprio centro emotivo in una vita relativamente stabile e prevedibile, alcuni individui raggiungono l’omeostasi emotiva solo attraverso l’intensità estrema.

È come se il loro sistema nervoso fosse tarato su frequenze completamente diverse. Gli stimoli normali non riescono a penetrare abbastanza profondamente per creare quella sensazione di pienezza e presenza nel momento. Solo quando l’adrenalina scorre a fiumi, quando ogni senso è allertato al massimo, quando il momento presente diventa assolutamente critico, questi individui sentono finalmente quella connessione profonda con la vita che altri sperimentano in modi molto più ordinari e tranquilli.

Non si tratta di essere dipendenti dall’adrenalina nel senso patologico del termine, ma di avere un setpoint neurologico diverso che richiede stimoli più intensi per essere raggiunto.

La Componente Sociale: Eroismo e Camerateria

Non possiamo ignorare quanto anche fattori sociali e culturali influenzino profondamente queste scelte. In moltissime culture, professioni rischiose come il militare, i vigili del fuoco o i soccorritori sono circondate da un’aura di eroismo e rispetto sociale incondizionato. Per persone con bisogni di riconoscimento e appartenenza, questa dimensione può essere un fattore motivante incredibilmente potente.

La camerateria che si sviluppa in questi ambienti, dove colleghi condividono esperienze estreme e si affidano letteralmente la vita reciprocamente, crea legami di una profondità rarissima nelle professioni ordinarie. Per alcune personalità, questa intensità relazionale e questo senso di appartenenza a qualcosa di più grande sono tanto attraenti quanto l’adrenalina fisica delle situazioni pericolose.

Non Tutti Sono Tagliati per la Routine

Capire perché alcune persone scelgono professioni rischiose ci aiuta a comprendere la meravigliosa diversità del funzionamento umano. Non esiste un solo modo “giusto” di stare al mondo o di costruire una carriera soddisfacente, e questa è una bellissima notizia.

Per alcuni, la sicurezza di un ufficio con aria condizionata e la prevedibilità di orari regolari rappresentano l’ideale assoluto. Per altri, quella stessa sicurezza sarebbe una prigione psicologica insopportabile. Hanno bisogno del rischio, della sfida continua, dell’incertezza per sentirsi vivi e funzionare al meglio delle loro capacità innate.

La prossima volta che leggi di un eroe che ha salvato vite mettendo a rischio la propria, o di un atleta che ha compiuto un’impresa apparentemente folle, ricorda: non stanno sfidando la morte per incoscienza o per un desiderio autodistruttivo. Stanno semplicemente vivendo secondo la configurazione unica del loro cervello e della loro personalità, dove il pericolo non è l’opposto della vita, ma il suo amplificatore più potente e autentico.

E per fortuna esistono queste persone straordinarie, perché quando il palazzo va a fuoco, quando l’aereo è in emergenza, quando qualcuno ha bisogno di un intervento chirurgico salvavita nel cuore della notte, abbiamo disperatamente bisogno di individui per cui “impossibile” suona più come una sfida interessante che come un limite invalicabile. Sono cablati diversamente, vedono il mondo attraverso lenti differenti, e questo li rende indispensabili per la società in cui viviamo.

Lascia un commento